L’Imperatore

La quarta carta è associata alla sephirah Chesed, Benignità.

Rappresenta il principio di oggettivazione della corrente-forza creatrice che scaturisce dalla Madre Suprema Binah e giunge a Chesed, iniziando la condensazione della luce primordiale di Keter (figura 1).

Prima sephirah oltre l’Abisso, al di là del velo Paroket, è al centro del pilastro maschile attivo della misericordia, e inizia il secondo triangolo (figura 1), collegato ad Olam Brijah, il Mondo della Creazione.

figura 1

È associata al quarto sentiero che collega Chochmah e Binah, a Marte e alla lettera daleth ד.

Il valore numerico di dalet è 4, rappresenta la stabilità del quaternario,la conclusione di un ciclo, le quattro stagioni, i quattro punti cardinali, i quattro elementi, le quattro lettere del Tetragramma יהוה.

Descrive la creazione dell’Universo attraverso la discesa dell’energia creatrice nei quattro Mondi: Olam Aziluth (Emanazione), Olam Brijah (Creazione), Olam Yezirah (Formazione) e Olam Assiah (Azione).

figura 2

Daleth ד 4 contiene in radice le Dieci Parole della Creazione: 1+2+3+4=10, mentre il nome del quarto figlio di Israele, Giuda יחודה , contiene le quattro lettere del Nome divino più la lettera dalet che “allude ai quattro sostegni del Trono divino”.

Nella carta la figura dell’Imperatore tiene nelle mani lo scettro che rappresenta l’energia creatrice (Chochmah) e siede su un trono di pietra a simboleggiare il principio di stabilità del quaternario.

La figura coronata è forzata in una posizione che traccia, con gambe e braccia , il simbolo alchemico dello zolfo (figura 2) che esprime forza e energia, il fuoco vitale (ש) che governa la colonna della Misericordia.

 

Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
Il trono su cui l’Imperatore è seduto espone una figura sofferente che evoca i telamoni della Porta della Pescheria posti alla base del tralcio; una breve iscrizione fa appello ai fedeli che varcano la soglia, come a chiedere aiuto nello sforzo di sopportare il peso.
Ha in testa una corona che si ispira a quella di Gioviano, che, come narra cosiddetta Vita longior, aveva chiamato alla sua corte Geminiano per sconfiggere il demonio impossessatosi della figlia.
Lo scettro è una trasfigurazione del calice donato al santo come segno di gratitudine dalla coppia imperiale dopo l’esorcismo (quarta formella dell’architrave della porta dei Principi).