La Forza

L’undicesma carta richiama il simbolismo di Daat, Conoscenza, la “Sephirah nascosta”, posta sul pilastro centrale dell’Equilibrio tra Chochmah e Binah, riflesso in alto di Tipharet.

figura 1

È il vertice della stella formata dai triangoli Chesed-Geburah-Jessod e Nezach-Hod-Daat, con al centro la presenza vivificante di Tiphareth, figura 1.

Daat è conoscenza, è la forza che circola nei sentieri e unisce le dieci sephiroth. Daat non è una sephirah, “dieci Sephirah Belimah, dieci e non nove, dieci e non undici” recita il Sepher Yezirah.

È la luce che circola in tutto lo schema dell’Albero della Vita, nelle 10 Sephiroth e da esse emana nei 22 sentieri che le collegano.

La sua posizione è un’area di particolare concentrazione di questa energia sul Pilastro della Consapevolezza, l’Abisso che separa il triangolo dei tre superni dalle sette sephiroth dell’Edificio Cosmico, simbolo del Guardiano della soglia.

È associata alla lettera Caph כ, valore numerico 20, all’undicesimo sentiero che collega Chesed a Geburah e al Sole.

Rappresenta il palmo della mano ed è simbolo di riuscita, dell’intelligenza-sapienza che guida l’azione alla sua realizzazione.

La lettera כף significa curvo, curvare, addomesticare, ma anche כֶף Keph roccia, forza e stabilità.

È la capacità (conoscenza) che consente di domare, guidare la forza. Il valore 20 manifesta la forza di Jod יוד) 10+6+4), e la lettera completa (כּף) ha valore 100 (20+80), simbolo della creazione e della potenza creatrice di י Jod. Nella carta viene riportato Sansone che apre le fauci al leone.

La Conoscenza, la Consapevolezza incarnate da Sansone dominano e guidano l’energia, la forza, gli istinti primevi.

La volontà, l’intelligenza che domina le passioni.

 

Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
L’arcano ripropone il Sansone che smascella il leone della facciata, da sempre interpretato come simbolo di Cristo che vince la morte e riscatta i prigionieri dell’Ade.
Sul bordo del rilievo eseguito su un marmo probabilmente di provenienza greca si legge il nome Sansone, scritto in lettere capitali. Con capelli fluenti e lunga veste il giovane si erge in piedi di fronte all’animale, che è di schiena con le zampe appoggiate sul piede di un albero.
La scena riprende uno schema adottato nel mondo bizantino, mentre nell’arte medievale dell’Occidente la scena rappresenta Sansone che cavalca il leone. La scultura, benchè qui collocata a seguito del nuovo assetto dato dai maestri Campionesi, riconduce ancora una volta al programma di salvezza svolto nella facciata.