La Papessa

La seconda carta è associata alla sephirah Chochmah, la Sapienza.

È la corrente infinita di idee, la luce che fluisce da Keter e colma lo spazio creato dalla contrazione divina (Zimzum צמצום ) di ogni possibilità conoscibile e da qui si riversa nella ricettività eterna e formatrice di Binah, la terza sephira, in un unico istantaneo bagliore eterno che unisce nel triangolo supremo le tre prime sephiroth, figura 1.

È associata al secondo sentiero che collega Keter a Binah, a Saturno e alla seconda lettera beth ב , che ha valore numerico 2, ב 2 è simbolo di distinzione, la dualità, la polarità alla base dell’azione creatrice, il raddoppio (differenzazione) attraverso cui l’uno diviene molteplice.

Il nome beth בית significa casa, il santuario e tutto ciò che contiene, archetipo del creato.

figura 1

La Gematria piena ha valore 412, come יהשוה אלהים Yehoshuah Elohim.

Nella carta vediamo la figura del profeta Isaia (ישעיהו il Signore salva), che portò la Parola al popolo di Dio, con il volto coperto da un velo.

È Paroket, il velo del Tempio, teso sull’Albero della Vita dietro l’Abisso a separare i tre Supremi (Keter, Chochmah e Binah) dalle sette sephiroth dell’Edificio Cosmico, ciò che è conoscibile dal pensiero razionale da ciò che deve essere intuito e meditato e di cui con i normali processi di apprendimento si percepiscono solo le ombre proiettate sulla cortina Paroket.

Nelle mani tiene il Libro,la Torah che inizia con la lettera beth ב e rappresenta la conoscenza, il pensiero creatore, la parola (Verbo) שם , la conoscenza, il sapere.

Dietro a lui due colonne Jakin e Boaz, le colonne del Tempio, a rappesentare i pilastri dell’Albero della Vita Mitezza מ e Severità ש, le forze attivo e passivo, maschile e femminile.

 

Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
Ritroviamo nella Papessa la postura di Isaia, il profeta che ebbe nel Tempio di Gerusalemme la visione sulla futura rovina di Israele. Al terzo posto, nello stipite interno sinistro della porta Principale, preceduto da Abacuc ed Ezechiele, è inserito in una specie di baldacchino, richiamato dalle due colonne nella carta della Papessa.
Chiara Frugoni ha trovato una spiegazione alla presenza dei profeti nel portale in un dramma semiliturgico, chiamato dagli studiosi che se ne sono interessati Jeu d’Adam, il cui testo è sopravissuto in un unico manoscritto mutilo mentre l’originale, composto in area anglo-normanna, è stato datato al XII secolo. Che il Jeu d’Adam sia stato tenuto a modello da Wiligelmo trova conferma sia nelle prime due parti – la storia di Adamo ed Eva e quella di Caino e Abele – sia nella terza; una sfilata di profeti ,di cui alcuni, tra cui appunto Isaia, corrispondono a quelli presenti nel portale di Modena.
Anche se le Jeu d’Adam non dovesse essere la fonte diretta, il legame che in questo testo unisce la storia di Adamo ed Eva alle profezie che confermano la futura salvezza – come ha osservato la insigne medievalista – si rispecchia nelle sculture di Wiligelmo della facciata della cattedrale.