La Temperanza

La quattordicesima carta è in relazione con l’Imperatrice e la sephirah Binah, alla sommità del pilastro femminile della Severità, legato all’acqua e alla ricettività formatrice-creatrice.

A lei è attribuito il quattordicesimo sentiero che collega Geburah e Tiphareth e il segno d’acqua dello Scorpione.

 

Simboleggia l’energia vitale che scorre e anima gli esseri, collegandoli attraverso la pervadente energia-etere Avir אויר, e passando continuamente da uno stato (vibrazionale) ad un altro, simboleggiato dalle due anfore.

Non quindi le acque profonde e immense, ma uno scorrere più individuale e personale.

 

Lo scorrere continuo dell’energia vitale da un essere-individuo ad un altro, simboleggiati dalle due anfore nell’immagine della carta.

Questa dualità feconda è espressa anche dalla doppia grafia della lettera Nun נ e ן che rappresenta sia il maschile che il femminile, il positivo e il negativo, i poli tra cui scorre l’energia.

 

Il valore della lettera Nun, attribuita alla quattordicesima, carta è 50 e richiama le 50 Porte dell’Intelligenza, appellativo di Binah, e numero di realizzazione e rinnovamento.

Nella carta l’Arcangelo Michael (Chi è come Dio) simbolo di purificazione ed elevazione, fa scorrere incessantemente l’energia vitale tra due contenitori, chiudendo con armonia il triangolo costituito dalla due forze positiva e negativa, le colonne della Grazia e della Severità, e dalla colonna dell’Equilibrio rappresentata dalla figura angelica.

 

Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
La Temperanza richiama l’Angelo sul culmine della facciata. Si tratta presumibilmente dell’arcangelo Michele, visto che l’altro, dalla parte opposta sulle absidi, è sicuramente Gabriele. Michele, nel Nuovo Testamento è presentato come avversario del demonio.
Infatti, come narra il libro dell’Apocalisse, è il vincitore dell’ultima battaglia contro Satana e i suoi sostenitori.
Abbigliato e acconciato come l’arcangelo Gabriele posto sulla sommità dell’abside, è stato avvicinato per il contegno e il controllo stilistico alla sottostante scultura del Redentore entro la mandorla, evidente ripresa del substrato più classicista della tradizione campionese.