Il Mondo

La ventunesima carta è collegata alla Ruota e alla sephirah Malkut, il Regno.

Rappresenta l’energia, lo spirito (ruach רוח ) che anima ogni vita, il movimento espansivo che realizza il creato Malkut, radice dell’Albero Sephirotico alla base del pilastro centrale dell’equilibrio e della consapevolezza.

 

È simbolo dl rapporto tra divino, la Mandorla Mistica, e creato, i quattro elementi rappresentati dalla figura del toro (terra), dell’aquila (aria),del leone (fuoco) e dell’angelo (acqua).

È associata al 21 sentiero che collega Hod e Jessod, all’elemento fuoco e alla lettera schin ש, che rappresenta lo stesso elemento fuoco (esch אש), lo spirito e l’energia in movimento.

 

Il valore numerico è 300, lo stesso di רוחאלהים (Ruach Elohim), lo Spirito di Dio, che pervade e anima l’universo. Il valore numerico pieno di שין (shin) è 360 legato al completamento del cerchio, la chiusura di un ciclo-era e ciò che ne fa parte.

Nella carta i segni dei quattro evangelisti ( il Toro di San Luca, il Leone di San Marco, l’Aquila di San Giovanni e l’Angelo di San Matteo) la completezza, i quattro elementi, le quattro parti del mondo, il creato.

 

La figura femminile al centro della Mandorla Mistica (Vesica Piscis) è la “Sposa” del Re (Keter), appellativo della sephirah Malkut, chiamata anche la Madre inferiore, a rappresentare il mondo, in collegamento con la Madre Superiore Binah, la ricettività creatrice.

 

Tiene in mano due bacchette, simbolo delle due forze (pilastri) maschile e femminile, attiva e passiva, armonizzate nella colonna centrale di cui è la base (Malkut).

La Mandorla Mistica la collega direttamente con alla Corona (Keter) da cui discende la pura energia spirituale rappresentata dalla ש ,che è presente in Malkut, il Regno, come Shechina שכינה, l’immanente presenza di Dio.

 

Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
La donna incorniciata entro una mandorla che siede sui talloni allude alla strana creatura protagonista di una delle lastre poste sui salienti dei muri diaframma della cattedrale, quattro per parte, definite “metope”anche se mai appartenute ad un fregio.
Forse in questa posizione fin dall’inizio, raffigurano misteriosi esseri come questa fanciulla con in testa una cuffia lavorata, forse derivata dal Liber monstrorum composto attorno al IX secolo, antologia di bizzarre creature che nel medioevo si pensava vivessero ai confini della terra.
La presenza dietro alla figura di un grosso braccio con un cartiglio ha fatto pensare anche ad un richiamo al dio Brahma. Nella parte superiore della carta sono invece evocati i simboli dei quattro evangelisti, siti nella parte alta della facciata della cattedrale e ritenuti da una parte della critica opera di Wiligelmo, ovvero, secondo altri, del “Maestro degli Evangelisti”.
Sebbene alcuni studiosi abbiano ipotizzato provenissero da un pulpito all’interno della chiesa, Marco e Matteo in marmo di provenienza greca, Luca in pietra di Nanto e Giovanni in pietra d’Istria sono probabilmente nell’ubicazione originaria. Questa ipotesi è confortata anche dalle iscrizioni strettamente apparentate alle altre presenti in facciata.